Jovanotti, tra gli ospiti all’ultimo Festival di Sanremo, ha pubblicato un nuovo singolo, “Un mondo a parte”, uscito lo scorso 14 febbraio. Il brano è il terzo estratto da “Il Corpo Umano”, il nuovo progetto discografico di Lorenzo.
La canzone è una ballad intima e delicata, che ricorda molto “A te”, uno dei grandi successi del cantautore. Sulle note di un pianoforte, la voce di Jovanotti guida l’ascoltatore in un viaggio avvolgente capace di toccare corde universali tra le curve imprevedibili delle relazioni.
“Il Corpo Umano” è un viaggio musicale che parla di rinascita, libertà e autenticità: ogni traccia è una tappa di un percorso personale e universale, dove emozioni profonde e introspezione si fondono con suoni contemporanei e contaminazioni globali. Il disco è anche un invito ad esplorare i confini della propria identità, ad affrontare le sfide del cambiamento, e a celebrare la vita nei suoi aspetti disparati.
Per l’occasione Jova ha voluto collaborare con tre produttori per dare a ciascuna canzone un abito “sartoriale”: Dardust, con il quale in passato aveva già collaborato per Nuova Era, firma con Lorenzo la musica e la produzione di Montecristo, Fuorionda, Un mondo a parte, Le foglie di te, Universo, La grande emozione, Il corpo umano. Michele Canova con cui negli anni ha prodotto Buon sangue, Ora, Safari e Lorenzo 2015 cc, e con cui sono nati gli abiti sonori di La mia gente, Lo scimpanzé, Celentano e Grande da far paura (quest’ultima con gli archi di Davide Rossi), e Federico Nardelli con cui ha prodotto Senza se e senza ma e 101.
Lo stesso Jovanotti racconta la nascita di questo progetto: “Il titolo è nato prima delle canzoni, sono entrato in studio a realizzare i pezzi quando ho avuto il titolo e subito dopo l’idea della copertina dell’album. In pratica ho iniziato a costruire questo “edificio” partendo dal tetto.
Il mio album si chiama “Il Corpo Umano” non solo perché è stato il mio personale campo di indagine e di battaglia dell’ultimo anno e mezzo, ma soprattutto perché il mio viaggio mi ha aperto panorami nuovi rispetto a questo argomento inesauribile. Detto in poche parole è con il corpo che attraversiamo il passaggio terreno, prima e dopo è un grande mistero, durante possiamo essere e osservare, vivendo. Normalmente sentiamo di avere un corpo quando il corpo si rompe o si ammala, così come ci accorgiamo dell’aria quando ci viene a mancare, così come scopriamo che esiste il tempo quando alle cose che iniziano si affiancano quelle che finiscono e noi ci stiamo in mezzo. Si tratta quindi, per me, di iniziare o proseguire con nuova consapevolezza un lavoro sul “sentire” il corpo, l’aria, la luce, le cose che iniziano, quelle che finiscono, il respiro, i cambiamenti in atto, il dolore, il piacere, la guarigione, l’amore, gli altri, la natura, l’epoca, la cura, le emozioni, le idee, il flusso dei pensieri. Quella verità estatica che la vita a volte ci offre e che per tutta la prima parte della vita non cogliamo perché siamo immersi in un tipo di vitalità che poi ci accorgiamo essere stata una preparazione a quello che siamo oggi. Diventare, continuare a diventare è impegno e sfida, fino all’ultimo attimo, a bordo di un corpo fragile e infinito, mutevole e unico, come la vita stessa.”